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28 Oct

L'uccello che aveva paura di volare

Publié par le temps des créations  - Catégories :  #Mes créations

"L'uccelo che aveva paura di volare" est une histoire aue j'ai écrite en m'inspirant du livre ( italien ) " il gufo che aveva paura del buio ", texte de Jill Tomlinson et illustrations de Anna Laura Cantone, dont voici la première de couverture :

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Voici le texte de mon histoire (en italien). Bonne lecture !

 

L’uccello che aveva paura di volare.

 

Fano era un piccolo uccello come gli altri: un becco, due zampette, delle piume marroni e bianche, due occhi tondi e due genitori, il signor e la signora Gimi. Fano aveva solamente una cosa diversa dagli altri uccelli: Fano aveva PAURA DI VOLARE.

La madre domandò a Fano: - Perchè non provi a volare? Non ci hai mai provato!

Il piccolo rispose - Non ci riuscirò. Solo te, papà e i supereroi con il mantello ci riescono.

E la mamma: - Non puoi dire che non ci riesci se non hai mai provato. Se non provi ci sarà qualcuno che si arrabbierà.

- Mamma o papà? - chiese lui.

- Mamma e papà – rispose lei.

Fano pensò un po’. Dopo trentacinque secondi disse - Proverò a volare se per terra ci sarà qualcosa di morbido. Così se cadrò non mi farò male.

- Va bene - disse la madre stanchissima di tutte le bizze di suo figlio – vola ora.

- Ma mamma – rispose Fano – non hai messo niente per terra.

- L’erba è morbida – rispose lei che aveva quasi rinunciato a convincerlo.

Fano gridò forte forte – No no! Io voglio qualcosa di più morbido!

 

La signora Gimi era talmente arrabbiata che spinse Fano. L’uccello cascò sulla schiena senza muovere le ali, col becco aperto, gli occhi chiusi e con le ali sul ventre. 

 

- Ora che faccio? – chiese Fano. Ma nessuno rispose. Farò un giretto, pensò. Andò nel campo vicino e incontrò una capra con il suo piccolo. Fano era molto stupito

- Tu mangi l’erba? – chiese.

- Si – rispose la capra – è così buona.

- E così morbida – aggiunse il piccolo rotolandosi sul prato.

- Mi dispiace ma devo andare – disse Fano – Ah, non vi ho detto che … che ho paura di volare.

-  Un uccello che ha paura di volare? – esclamò la capra.

- Ciao, ciao – disse lui allontanandosi.

 

Fano andò sul suo albero. Abitava sul ramo “E”, il quinto. Fano saltò prima sul ramo “A”, poi sul “B”, sul “C”, sul “D” per raggiungere l’”E”, il suo ramo.

- Mamma, mamma ho visto una capra – esclamò Fano – che mi ha detto che l’erba è molto buona. E ho visto il suo piccolo che mi ha detto che avevi ragione: l’erba è molto morbida. Guarda, sono laggiù …

Fano puntò il dito in direzione della capra, ma non c’era più. Al suo posto c’era una bambina. Senza finire la sua frase, Fano scese dall’albero e andò a vedere la bambina.

 

- Ti ho visto – disse Fano.

- Anch’io – disse la bambina.

- Io mi chiamo Fano – riprese lui – e diciamo che ho un po’ paura di volare.

- Oh! – disse lei – a me piacerebbe tanto volare, così in montagna non dovrei camminare. In montagna ci vado spesso.

- Che cos’è la montagna – chiese lui.

- È un triangolo tutto verde con in cima della neve.

- Ce ne sono tante?

- Si, tantissime.

- E dove?

- Un po’ dappertutto.

 

 Arrivò suo fratello e disse:

- Ciao, hai trovato un uccello? - chiese il bambino a sua sorella.

- No, sono io che ho trovato la bambina! - rispose Fano - Le stavo dicendo che ho paura … diciamo che ho paura di volare. A te piacerebbe volare?

- Si - rispose il bambino.

- Perchè?

- Per raggiungere gli aerei.

- Che cosa sono gli aerei?

- Sono dei mezzi di trasporto che volano nel cielo.

 

Si sentì un grosso rumore. Era il signor Gimi che ritornava dalla caccia. Fano salutò tutti e se ne andò con suo padre a mangiare. Dopo fu l’ora di dormire. Fano dormiva in una specie di pozzettino fatto con dei rami. Era già notte, ma non faceva troppo buio e si vedevano le stelle. Fano dormì per un po’ di tempo ma dopo si svegliò. Non riusciva più a addormentarsi. Si guardò intorno. Fano non vedeva nessuno, solo uno strano oggetto puntato verso il cielo nel campo. L’uccellino era curioso e andò a vedere. Fano non aveva paura della notte. Arrivò dove c’era uno strano cilindro con due lenti e un uomo che guardava nel cilindro.

 

- Chi sei - domandò l’uccellino.

- Un astronomo - rispose l’uomo.

- Che cosa guardi?

- Guardo le stelle.

- Che cosa sono le stelle?

- Sono dei puntini bianchi nel cielo.

- E cos’è questo cilindro?

- È un cannocchiale.

- Ah. - disse Fano che non aveva ben capito - A te piacerebbe volare?

- Perchè melo domandi?

- Perchè ho un po’ paura di volare.

- Si mi piacerebbe - rispose l’uomo - per andare sulle stelle.

- Posso guardare? - domandò Fano.

 

L’uomo gli disse di si. Fano guardò dentro il cannocchiale e disse all’uomo che aveva visto tante stelle anche se non avevo visto nulla. Dopo aver salutato se ne ritornò a dormire.

La mattina dopo la signora e il signor Gimi erano già svegli e guardavano un equilibrista che si esercitava nel campo.

 

- Che cosa fa quella ragazza? - chiese Fano a suo padre.

- Vai a chiederglielo.

 

Fano andò nel campo.

 

- Che cosa fai? - domandò.

- Faccio l’equilibrista.

- Che cos’e’ un’equilibrista?

- È una persona che cammina su un filo. - rispose lei - È la cosa più simile a volare.

- Posso provare?

- Ma tu voli!

- Invece no, perché ho troppa paura.

 

Fano salì su uno dei due pali che tenevano la corda e si sedette sopra il filo teso. Poi si spinse verso l’altro palo tirandosi con le ali. Si sentì un’enorme risata. Erano il signor e la signora Gimi. Fano scese e anche l’equilibrista si mise a ridere.

- Ora devo andare - disse lui facendo un piccolo inchino come fanno gli equilibristi. E andò verso casa.

Nel pomeriggio andò di nuovo nel campo, ma non c’era nessuno. Dopo un po’ vide arrivare qualcosa da lontano. Erano dei grossi cani che correvano con la bocca aperta veloci più dei cavalli. Dietro c’erano una capra con un capretto, una bambina e un bambino, un astronomo e un equilibrista. Non si fermavano mai. Sembrava che corressero addosso al povero Fano. Ora sono vicinissimi e non si sono fermati. Fano ha così tanta paura che … VOLA. Fano, l’uccello che sapeva volare.

 

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